Il ministro Brambilla paragona oggi il Palio di Siena alla Corrida e di fatto ne caldeggia l'abolizione in quanto fonte di malversazioni e di sofferenze per i cavalli. A causa di ciò, secondo il ministro, il Palio di Siena danneggerebbe la percezione del made in Italy all'estero (sic). Il ministro inquadra questa sua iniziativa all'interno di un più ampio piano di azione volto a fare dell'Italia 'un paese animal friendly'.
Io non so quanto il ministro conosca davvero il Palio di Siena, la sua storia, il suo significato, ciò che accade effettivamente. Se approfondisse, forse scoprirebbe che il Palio di Siena è un vero e proprio mondo culturale straordinariamente complesso, che con buona probabilità entrerà a far parte nella lista UNESCO del patrimonio intangibile dell'umanità. Per cui, ridurre il Palio di Siena ad una corsa di cavalli è più o meno simile al ridurre il Cammino di Santiago ad un percorso di trekking. A mia modesta opinione, se tutti gli italiani amassero e rispettassero i cavalli quanto li amano e li rispettano i senesi (che non a caso si attengono ai più rigidi protocolli di tutela) saremmo un paese molto, molto più civile da questo punto di vista. Ma se il ministro vuole portare avanti una battaglia, senz'altro condivisibile, per rendere il nostro paese più animal friendly (e per altro in un ambito nel quale il legame con il made in Italy appare meno controverso), le suggerirei piuttosto di cominciare dal caldeggiare una legge che proibisca ogni forma di allevamento che comporti forme intollerabili di sofferenza per gli animali. O forse le galline, i vitelli o i pesci sono meno animali degli altri? Se si volesse, ci sarebbe ampia materia per intervenire. Certo, qualche interesse ne sarebbe toccato (e visto che il ministro ha aziende che si occupano di commercio dei prodotti ittici, avrebbe una ottima opportunità per dare il buon esempio). Ma per il made in Italy, questo sì che sarebbe un bel salto di qualità.
Nessun commento:
Posta un commento